Intervista a Silvano Agosti
Senatore: Prima della proiezione del film (“La seconda ombra” all’interno del Convegno “L’eredità di Basaglia” N.d.R ) ho illustrato al pubblico ed ai colleghi che sono in sala, le tappe della tua carriera d’artista…
Agosti: Preferisco non essere definito un’artista…Perché, altrimenti, avallerei l’idea che io sono un’artista e gli altri, che sono i quattro- quinti della società, non lo sono…Invece preferisco proporre l’autogestione così tutti possono scrivere un libro e pubblicarlo…
Senatore: Questo é il motivo per cui tu sei il regista, produttore, direttore della fotografia e distributore dei tuoi film?
Agosti: E’ proprio così…Sai molte persone mi dicono che per fare un film ci vogliono i soldi…Ma sei hai i soldi per fare un film, il film nasce infermo. Invece é il film stesso che deve pagare i suoi debiti…
Senatore: Perché all’inizio della tua carriera, hai montato film che hanno fatto la storia del cinema italiano “I pugni in tasca” e “Grazie zia”…Perché usasti uno pseudonimo?
Agosti: E’ vero, io ho lavorato con Marco Bellocchio e con Samperi ma credo che l’Autore debba fare il film , esattamente come credo che nessuno debba avere degli sceneggiatori, dei produttori del proprio destino…Credo che ogni persona debba essere l’autore del proprio destino del proprio vivere. Vorrei trasferirvi rapidamente queste tre condizioni profonde della mia visione del mondo. Sono condizioni impossibili da sradicare dalla mia incertezza . La prima é che ognuno di noi è all’origine, assolutamente, un capolavoro anche solo da un punto di vista biologico… La seconda convinzione é che voi vivete una volta sola e non due. La terza é che ognuno di voi non è mai esistito prima e mai esisterà dopo. Per queste tre ragioni è fondamentale che ognuno ci si rapporti a se stessi e agli altri come ci si rapporta ad un capolavoro. Se voi avete scoperto nella vostra soffitta un quadro di Van Gogh non credo che lo utilizzerete come vassoio per portare il caffè, anzi, lo metterete nel luogo più bello della casa e lo proteggerete. Questo senso di venerazione verso un capolavoro lo dovete trasferire sui se stessi e su chiunque incontrate… (…)
Senatore: Mentre parlavamo dicevi: “Non sono un regista indipendente ma un regista clandestino.”
Agosti: Clandestina é anche la vita. E’ molto comico. Io passo per una persona contro ed invece io sono stato sempre e solo a favore della vita…
Senatore: Che mi dici della foto che ti ha dato Franco Basaglia?
Agosti: Franco Basaglia stava svitando da un manicomio di Trieste un cartello dove c’era scritto “E’ vietato cogliere i fiori e passeggiare sui prati. Naturalmente c’èra una nuova gestione del manicomio e si tentava di non vietare niente. Allora gli ho detto: ” Me lo regali?”. Questa esperienza é stata molto importante per me…Nel film avete visto quella donnina che cantava “Vola colomba”…Quella donna era in uno stato di catatonia da oltre un anno, mangiava solo prugne quando mangiava…Quella vecchina nel vedere gli altri che si preparavano al film, un giorno mentre stavo filmando é venuta lì ed io l’ho filmata e tutti gli altri sono rimasti completamente sconvolti perché lei era completamente immobile…Ho vissuto tre mesi prima di fare questo film. Addirittura Nico, quello che trema per i cinquanta elettroshock, non trema più perché gli ho insegnato a non prendere gli psicofarmaci. (…)
Senatore: Il titolo del film rimanda ad una frase che dice un paziente…
Agosti: “Quando, con la scusa di curarmi, medici e infermieri mi torturavano, allora io mi rifugiavo nella mia seconda ombra, così nessuno poteva più farmi del male”. Si, ma non è detta dal paziente con rancore o cattiveria…
Senatore: Nel corso di un’intervista hai dichiarato che di una scena fai solo una ripresa. Mi dici perché?
Agosti: La scena la faccio una volta perché anche la vita la fai una volta sola. Gli attori lo sanno che la scena non verrà più ripetuta…Io voglio che le persone che sono di fronte alla macchina da presa vivano. Io al mio film chiedo solo di essere vivo.
Senatore: “La seconda ombra” mi sembra un film molto “lento”…Credo che questa sia una tua scelta per far riflettere maggiormente lo spettatore?
Agosti: Quando uno dice che un film é lento é un’autodiagnosi, in un certo senso. Intanto la verità, in genere, viene detta a voce bassa e con ritmi ampi, come le onde dell’oceano…Poi un film deve lasciare per sempre all’interno della persona che lo guarda, una traccia di grande nostalgia verso se stessi, verso la propria grandezza. Quindi, vedete come apparentemente è lenta la natura nei suoi risvegli ma come é dopo festosa… Io non credo agli inverni che durano dieci giorni o alle primavere che durano un’ora. Quindi, i miei film sono semplicemente come io desidero che siano e cioè sono vivi e sono per un’umanità che ha la capacità di guardarli con stupore, come ognuno di noi a quattro anni guardava con stupore qualsiasi cosa. Io ho visto un bimbo di quattro anni andare avanti, quasi una quarantina di minuti a giocare con un pezzettino di carta…(…) Per riacquistare, però, quello “sguardo” lì, bisogna che riacquistiate il senso di quanto preziosi sono i vostri cinque sensi. Noi siamo esseri “sensuali”, ci basiamo sui cinque sensi… E questi sensi vanno nutriti quotidianamente ma vanno stimati per il loro immenso valore. E se voi avete bisogno di ritrovare questi valori, ognuno di voi, regalatevi cinque minuti di cecità assoluta, nel centro di Napoli…Tornatevene a casa, ciechi…e dopo cinque minuti di questa esperienza incredibile, avendo perso uno dei sensi, riaprite gli occhi e vi svegliate allo stupore del mondo… Vi viene da piangere, se avete davvero tenuto gli occhi chiusi… Sai lo schiavo non é quello che ha la palla e la catena al piede ma é quello che non è più capace di immaginare la libertà...
Senatore: La prima volta che mi hai incontrato, mi ha colpito molto la cosa che mi hai detto…
Agosti: Ti ho detto: “Non hai l’aria un po’ folle che hanno gli psichiatri, quell’aria un po’ triste, un po’ malinconica che hanno gli psichiatri. Tu hai l’aria di un ‘essere umano…”
Senatore: E quando ti ho risposto che lo stereotipo dello psichiatra “matto” era un po’ demodé, mi hai risposto: “Il vero stereotipo é lo psichiatra che cura i matti.”
Agosti: Guarda che con gli psichiatri ci parlo spessissimo e finisco quasi sempre a dargli una pacca sulle spalle e gli dico: “Ma dai, vatti a fare un giro”, “Stai su”…Spesso ho parlato con loro del ruolo assurdo e storico dello psichiatra. Non voglio parlare del ruolo attuale dello psichiatra ma lo psichiatra, storicamente, è quello che ha avallato per tre secoli… e non per tre settimane, dei metodi che voi avete visto all’inizio di questo film e che loro chiamandole “terapie”. Ma il dramma di chi gestisce il potere é che é “innocente”. Perciò, agli psichiatri volevo dire: Non costruite la vostra salute mentale sulla certezza che altri sono malati. Ed é per questo che nei titoli di testa del film “La seconda ombra” ho citato quella frase di Seneca “Chi dunque curerà coloro che si ritengono sani?”.
Senatore: Vuoi raccontarmi del tuo film “Il volo“?
Agosti: Nel 75, Basaglia mi ha chiamato a Trieste e mi disse: “Voglio far fare un giro in aereo ai “matti”. Lui aveva capito che la terapia più straordinaria per un essere umano che é vissuto in prigionia è la libertà. Ricordo una donnina, stava prendendo la carta d’imbarco e le dissi: “Signora é emozionata?” e le mi ha detto: “No, mi son vedova”. Poi siamo saliti sull’aereo e lo steward ha detto : “I signori passeggeri sono pregati di legarsi…” Allora i pazienti si sono guardati intorno come per dire: “Ci han fregato un’altra volta…” E allora Basaglia ha detto: “Chi vuole”…”Ah, chi vuole…” E poi la sera c’è questo ballo…Nel film si vede Basaglia che aveva una gamba ingessata che balla. (…)
Senatore: In un’intervista hai dichiarato che hai girato “La seconda ombra” dopo aver scritto il romanzo “La ragion pura”.
Agosti: In quel periodo avevo girato “Trent’anni di oblio” per la televisione. Non mi sono sentito di passare da un’epopea sociale ad un’atmosfera intimista come quella de “La ragion pura”….
Senatore: A proposito de “La ragion pura” hai scelto due attori “insoliti”: Franco Nero ed Eleonora Brigliadori…
Napoli il 15.2.2002
L’intervista completa è pubblicata su “Il cineforum del dottor Freud” di Ignazio Senatore – Centro Scientifico Editore.
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